LA TRISTE SORTE DEI NANI DA GIARDINO

La Stampa n. 18/2010

Gli gnomi non hanno mai conosciuto veri momenti di pace. Troppo piccoli per sapersi difendere da pestoni e normali intemperie, troppo colorati per passare inosservati. Hanno frequentato boschi, castelli, radure nordiche, praterie australiane ed è ormai risaputo che gli ombrelli dei funghi non li possono proteggere. Il riparo nei giardini, in sembianza di statuette di terracotta, non ha cambiato la loro strana storia. Anche in questa forma sono stati disprezzati, se non altro per il loro dubbio significato estetico. Per questo subiscono ratti, eccidi e mutilazioni da congreghe di convinti antinani.
Questi odiatori professionisti si organizzano internazionalmente per interventi rapidi e improvvisi e fanno azioni di proselitismo internettario. A nulla servono i contrattacchi dei salvatori delle loro anime che li asportano dai parchi privati per reimmetterli nel loro «habitat». Dopo «Il favoloso mondo di Amélie», film deliziosissimo, qualcuno li fa viaggiare per prendere boccate di libertà. Nasce anche un comitato per l’adozione dei pezzi abbandonati. Tempi duri per i nani da giardino, così come per i loro omologhi da leggenda. Adesso c’è il sindaco di Furore, una cittadina della costiera amalfitana, che emana un editto per la rimozione delle statuette antroponanomorfe dai praticelli delle case vista mare.
Non ci deve essere ostacolo deturpante allo sguardo verso l’orizzonte. Cappellini rossi a cono, barbe bianche, sorrisi dipinti, inevitabili nella loro continuità e nella loro insensatezza, non devono interrompere le linee di un Tirreno speciale con annessa macchia mediterranea disegnata in epoca pregnomica, cioè molto, molto prima che buongusto, kitsch e degrado dell’armonia andassero casualmente a braccetto. Questo immagino sia lo spirito della severa ordinanza. I nanofili non ci stanno. Vedrai che fra un attimo si formerà una associazione furente, furorese, furorana, furorosa. Lo statuto reciterà la loro difesa, il diritto a non essere divisi dalla loro «famiglia». Personalmente sono combattuta. Il problema dei nani non mi dà tregua. Mi risulta difficile sorvolare sulla loro bruttezza. D’altra parte credo che uno abbia il diritto di mettere quello che vuole nel proprio giardino. Dal XVII secolo, e scusate se è poco, l’argomento è dibattuto. L’attuale momento politico sembra il più adatto per decisioni definitive in proposito. Ci mancava solo questa.

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16 Maggio 2010

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