ABBANDONIAMOCI AL DIO PALLONE

La Stampa n. 22/2010

Rimbambiamoci. Per un mesetto. Non faremo un filo di danno. Dimentichiamoci tutto, come quando si gioca a carte e, come per incanto, non si riesce che a pensare a chi avrà il settebello o a cosa avrà quello che ti ha fatto piatto. Una deliziosa, immemore sospensione, una vacanza. È tempo di un intervallo da cricche, ineleganze, usurpazioni, caste, bavagli scorsoi, prevaricazioni e urla. Tutta roba utile per cronicizzare il senso di nausea. Ci ritoccherà occuparcene, purtroppo. Ma adesso no, adesso voltiamoci dall’altra parte a guardare la stranezza dei rimbalzi del pallone sullo stesso nostro meridiano, ma in contesto australe.
Un Campionato del Mondo molto confortevole per l’orario degli appuntamenti e in posizione sufficientemente esotica da garantire una rarefazione della scalmanateria. Per quanto mi riguarda, mi assicurerò cronache scarne, assenza di polemiche, pochi vittimismi, pochissime parole scritte o dette, essenzialità sportiva, calma. Sarà dura, l’intera operazione è problematica, ma fattibile. Eliminerò dalla visuale Blatter e la sua antipatica immortalità. Non mi dimentico che aveva dichiarato che l’Italia, ai Mondiali del 2006, non meritava la vittoria. Cancellerò anche la sua quarta candidatura al governo del pallone… il pallone per lui non è mai stato né rotondo né imprevedibile.
Abolirò l’audio e il video dei provocatori, dei detrattori a priori, degli intenditori da strapazzo, delle autorità superflue. Forse andrò addirittura in modalità «mute», perché mi stanno già cascando le orecchie per via delle tipiche trombe da stadio sudafricane, le vuvuzela. Sembrano centomila sciami di api, però amplificati come in un concerto rock. Ho già affibbiato il cartellino rosso ai sette «appassionati» tra i delegati FIFA che, dovendo schiacciare il bottone giusto per rispondere all’epocale quesito «L’Italia ha vinto la Coppa del mondo 2006, sì o no?», hanno mostrato di non conoscere una verità semplice. Bene, sono veramente in forma per una bella intolleranza radente su tutto quello che mi può rovinare lo spettacolo. Mi fido soltanto dei calciatori, delle magliette, delle bandiere, degli allenatori e dei risultati. Speriamo che San Referee tenga una mano sulla testa degli arbitri perché, già a quest’ora, ne ho viste a sufficienza. Domani giochiamo noi. Per un’altra volta si ripeterà il miracolo. Saremo tutti dalla stessa parte. Forza ragazzi.

Generic filters
Exact matches only
Search in title
Search in content
Search in excerpt
Filter by Categorie
Articoli
Anni 1950
Anni 1960
Anni 1970
Anni 1980
Anni 1990
Anni 2000
Anni 2010
Anni 2020
Dicono di lei
Mina Editorialista
La Stampa
Liberal
Vanity Fair

13 Giugno 2010

LEGGI ANCHE

Vanity Fair n. 6/2015

Ci siamo detti tutto Ci siamo detti tutto. Mi avete portato parole e storie di vita, sperando che ad accoglierle ci fosse un sentimento vagamente materno. A volte lo è stato, quasi per un senso di immedesimazione. Altre volte, se è prevalso il mio carattere tranchant,...

leggi tutto

Vanity Fair n. 5/2015

C’è ancora spazio per i sogni? Cara Mina, in questo tempo di crisi nera la venticinquesima maratona televisiva di Telethon, sulle reti Rai, conclusasi il 14 dicembre 2014, ha permesso di raccogliere 31,3 milioni. Tu che idea ti sei fatta di questa cosa? Guglielmo Dico...

leggi tutto

Vanity Fair n. 4/2015

Un presidente della Repubblica speciale Cara Mina, ogni volta che sono in macchina con il mio ragazzo e mettiamo “Acqua e sale”, cominciamo a cantarla. Ma prima lui mi ricorda: “Ok, parti tu, però io faccio Mina”. Rido come una pazza e penso a che cosa penseresti se...

leggi tutto

Vanity Fair n. 3/2015

Sono l’ultima dei sognatori Cara Mina, mentre c’erano i funerali di Pino Daniele, i ladri hanno scassinato la porta della sua casa in Toscana. Gli affari non si fermano mai. Sbigottita Facciamo finta che fossero due, tre quattro, non so, estimatori del talento puro di...

leggi tutto

Vanity Fair n. 2/2015

Ma amore non vuol dire social network Cara Mina, come stai? È guarita la tua gamba, infortunata l'anno scorso? Camminando per Milano mi è venuta un'idea. A volte in città s'incontrano ragazzi che suonano per strada o in metro, e alcuni sono davvero bravi. Suonano...

leggi tutto
error: