ADRIANO SINDACO, IO VICE

La Stampa n. 19/2010

Se veramente decidesse di farlo, state pur tranquilli che lo farebbe benissimo. Perché lui ha le qualità per mettere in atto tutto quello che vuole.
Non sto a magnificare le sue virtù, ma, come si fa quando devi vendere qualcosa, signore e signori, gentile pubblico, garantisco della onestà, della totale buona fede, della voglia matta di non baloccarsi e fare solo ciò che sarebbe veramente lucidamente e accortamente utile. Perché lui sarà anche il re degli ignoranti, ma quando c’è da far sul serio gli viene fuori una dotta, raffinata, sana astuzia… no non mi piace astuzia, direi ingegnosità, ecco, sì. Ah, Milano del mio cuore, quanto ti ho amato e quanto ti amerei.
Lui, come me, ha avuto la fortuna di vederti e viverti quando eri un sogno. Le condizioni socio-ambientali, e non sto parlando di politica, permettevano di sognare e, magari, mentre un sogno stava diventando realtà, c’era spazio per consentirsene subito un altro.
Ah, Milano del mio cuore, ci vorrebbe la Treccani per descrivere com’eri. Agli occhi di una cremonese che adorava e adora la propria città, sembravi la più grande delle metropoli del mondo. Buona, seria, addirittura docile. Tu hai una memoria lunga e sono sicura che ti piacerebbe grandemente tornare ad assomigliare a quella che sei stata. Ecco, vedi, c’è chi avrebbe voglia di darti una mano.
Uno che abitava in via Gluck, via Christoph Willibald Gluck quando c’erano i prati, uno che non ha smesso di sognare che tu i prati e gli alberi di cento piani continui a meritarteli. E sono sicura che lui riuscirebbe a mettere armonia nel tuo cuore, nella tua pancia. Ha detto: «Io sindaco di Milano, perché no?». Ma c’è un freno che bloccherebbe qualsiasi motore, un deterrente assoluto che non potrà rimuovere neppure lui. Celentano, perché di Adriano sto parlando, auspica la formazione di «… un partito che forse ancora non c’è». E qui si ferma tutto. Non essendo un malato di mente, non credo proprio che abbia voglia di intraprendere quel cammino. Peccato. È stato un bel sogno. Una allucinazione, un abbaglio, il miraggio dell’impossibile che diventa realtà effettiva e pesante sotto i tuoi occhi. Un assurdo pensiero onirico. Un desiderio da nascondere. Se, però, per qualche sconosciuto e folle motivo la cosa si verificasse magicamente, avrei una richiesta. Che non sia Capanna il tuo vicesindaco, ma questa tua vecchia amica che non smette di volerti bene.

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23 Maggio 2010

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