IO HO UN BISOGNO: BATTERE MOU

La Stampa n. 20/2010

Io sto col presidente. Sto con lui, ma non sono contro Mourinho. Capisco la passione che avvampa, capisco quel leggero senso di onnipotenza che dà il conoscere alla perfezione il proprio mezzo e saperlo sfruttare completamente, capisco che con l’Inter non ci sarebbe stato più niente da vincere se non il campionato intergalattico, capisco anche che l’uomo è stato molto abile ad andarsene senza farsi odiare da noi, tifosi «abbandonati» e anche questa è una attitudine non frequente, uno dei tanti splendori del nostro ex allenatore.
Capisco tutto però, guarda caso, mi girano leggermente i cabbasisi e non credo di essere l’unica. A uno juventino o a un milanista non gliene potrà importare di meno, anzi saranno felicissimi, ma a noi, vecchi interisti, che abbiamo vissuto la prima epoca d’oro, a noi, dicevo, brucia un po’. Niente paura. Noi ne abbiamo viste cose che voi mourinhi non potete immaginarvi.
L’atmosfera del calcio italiano è insopportabilmente soffocante. Ma dai… davvero? Troppe inutili parole, soldi troppo finti, contorni noiosi, tifo disordinato e ricattatorio. Dopo aver usato gentilezza e insofferenza con puntuale intenzione, recentemente, il mister aveva chiesto udienza a Crozza per farsi suggerire qualche variante appropriata in interviste e conferenze stampa.
Crozza, dall’alto del suo cervellone straripante, non aveva lesinato consigli. Eppure anche questo zainetto di splendide risposte di riserva si è esaurito. Con più tranquillità, ora cercherà di sfogare il suo credo tecnico e mediatico: il calcio fatto di precisione quasi scientifica, almeno fino a quando una zolla non mandi all’aria un tiro essenziale. È bello che vinca il più bravo e che tutti se ne accorgano senza discussioni. Mourinho è ispirato e, con l’Inter, ha svolto la sua funzione messianica alla perfezione. La lucetta che lo contornava attirava flash, invidia, trionfi. Adesso tutto si spegne per un attimo di riposo e gli strascichi si smorzano nella bocca degli irriducibili e nel nostro dovuto rammarico. Grazie e tanti auguri a un vero, potente Special One. Auguri sinceri che, con il Real Madrid, possa vincere il campionato, che arrivi in finale di Champions e, I have a dream, che l’altra finalista sia l’Inter. E che il risultato, allo scadere dei novanta minuti, sia lo stesso di un’altra finale. Quella del 27 maggio 1964. Per chi non se lo ricordasse, era 3 a 1. Per l’Inter, però.

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30 Maggio 2010

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